venerdì 9 gennaio 2015

Nasce il “social network dei desideri” creato da una start up genovese

Genova - È una sorta di “contenitore” di social network,concepito e realizzato a Genova, pubblicizzato con un video girato a Boccadasse. Si chiama Hivewish, e serve a condividere con gli amici i propri desideri relativi agli acquisti che si vorrebbero fare; meglio, i doni che si vorrebbero ricevere.
«A volte il regalo più grande è il tempo che ti dedica un amico»: è questa la filosofia che muove hivewish.com, il nuovo indirizzo dove salvare, raccogliere e conservare i propri desideri e tramite il quale, unendo le forze, organizzare un regalo originale e “sartoriale” per una persona cara.
«L’ispirazione concettuale del progetto - spiega l’ideatore Andrea Angelotti - nasce dalla laboriosità e organizzazione delle api che condividono gli sforzi per produrre il miele; allo stesso modo i nostri utenti potranno visualizzare le wishlist dei propri amici e organizzarsi con strumenti messi a disposizione dalla piattaforma stessa per esaudire a colpo sicuro i desideri altrui. In inglese la pronuncia di “Hivewish” (alveare dei desideri) appare molto simile a “I’ve a wish” (avere un desiderio) e così anche il layout del sito è stato studiato in quest’ottica, una griglia esagonale in stile alveare contiene le wishlist»



Le wishlist create a titolo personale o a favore dei propri amici e condivisibili su tutti i social networks possono contenere regali materiali o immateriali sfidando l’ingegno e la creatività altrui come nel caso dello spot promozionale in cui la blogger Elena Barolo, testimonial del progetto, sogna di ammirare un’ eclissi solare.
Insomma un motore di ricerca dei desideri per conoscere persone che condividono sogni comuni o desiderano le stesse cose. Hivewsh.com non è affiliato a merchant o grande distribuzione organizzata per fornire i propri servizi; tutti possono inserire un proprio desiderio, spontaneo o tramite un link, e chiunque abbia accesso a quel desiderio può riservarlo e regalarlo. Questo permette di slegare la crescita degli utenti da partnership commerciali.
Hivewish è un progetto realizzato da Ianuatech, vivace start up con numerosi progetti in cantiere e collaborazioni come con Qui!Group, azienda leader in Italia nel settore buoni pasto e con l’Università degli Studi di Genova.
fonte:http://www.ilsecoloxix.it/p/genova/2015/01/09/AREFJU8C-desideri_network_genovese.shtml
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Perché gli oroscopi fanno male alla dieta

Leggere una previsione astrologica infausta spinge i meno fatalisti ad abbandonarsi alle tentazioni: non proprio l'ideale per chi si è messo a stecchetto.

Se vi siete sottoposti a una ferrea dieta di inizio anno evitate di leggere l'oroscopo: un verdetto negativo delle stelle potrebbe mettere in crisi la vostra già provata volontà di non sgarrare.

Secondo uno studio pubblicato sul Journal of Consumer Research, le persone che credono che il proprio destino possa cambiare (e quindi sono scettiche nei confronti degli oroscopi) si concedono più facilmente qualche tentazione dopo aver letto una previsione astrologica negativa.

Considerata la diffusione degli oroscopi sulle riviste e online (soprattutto in questo periodo dell'anno) un gruppo di ricercatori di due atenei americani, la Johns Hopkins University e l'Università del South Carolina, ha voluto testare l'influenza che un pronostico stellare nefasto ha sulla nostra capacità di prendere decisioni.

Il team ha sottoposto ad alcuni volontari un oroscopo negativo e ha poi chiesto loro di decidere se seguire un comportamento virtuoso (pulire casa) o un piccolo sfizio (andare a un party). Nei partecipanti più inclini a pensare che il proprio destino potesse cambiare, la lettura di un oroscopo infausto ha aumentato la probabilità di optare per la festa. Mentre chi si è detto fatalista, incline cioè a pensare che il proprio fato sia già scritto, non ha tendenzialmente ceduto alla tentazione e ha optato per una serata più tranquilla.

Secondo i ricercatori, lo sforzo di contro-argomentare quanto scritto nell'oroscopo ha consumato parte delle energie dei più scettici, che si sono quindi mostrati più favorevoli ad abbandonarsi a una piacevole attività. Chi invece credeva che tutto fosse già scritto nelle stelle non ha speso particolari risorse nel contraddire l'oroscopo ed è rimasto concentrato su quanto c'era ancora da fare nel corso della giornata.

«Saremmo portati a pensare che un oroscopo sfavorevole spinga chi crede di poter cambiare il proprio destino a provare a migliorarlo» spiega uno degli autori «invece accade esattamente il contrario». La scoperta potrebbe ingolosire i marchi alimentari che pubblicano inserzioni sulle riviste. Posizionare una pubblicità ammiccante proprio accanto alla pagina degli oroscopi potrebbe indurre in tentazione i lettori meno fatalisti.

fonte:http://www.focus.it/comportamento/psicologia/perche-gli-oroscopi-fanno-male-alla-dieta

giovedì 8 gennaio 2015

Come il cervello ci dice dove siamo

Ritrovare la strada di casa (o semplicemente quella per la macchina) è un compito che coivolge gruppi diversi di cellule cerebrali. Ecco come funziona questo lavoro di squadra raccontato da Neil Burgess, neuroscienziato dell'University College di Londra.
Immaginate di aver lasciato l'auto nel parcheggio di un grande ipermercato: come fa il vostro cervello a ricostruire la strada per ritrovarla? Menzionare semplicemente il senso dell'orientamentosarebbe troppo riduttivo. All'origine della cognizione spaziale ci sono gli oltre 100 miliardi di neuroni che compongono il nostro cervello - in particolare quelli dell'ippocampo, come spiega in questo TED talk Neil Burgess, neuroscienziato dell'University College di Londra (qui tutti i TED sul cervello e qui tutti i TED ospitati su Focus).

Analizzando nelle cavie le comunicazioni tra queste cellule nervose strettamente interconnesse, gli scienziati hanno iniziato a comprendere come funziona la memoria spaziale. Qui in particolare si parla del ruolo delle cellule di posizione e di quelle per l'identificazione dei confini (presenti anche nel cervello umano), che permettono di rilevare il luogo in cui ci troviamo basandosi sulle distanze e sulla posizione dei confini intorno a noi (come muri, o cancelli) e dellecellule grid, che raccolgono informazioni sul percorso necessario a ritrovare la meta. 

Le stesse cellule lavorano assieme quando riportiamo alla mente una memoria autobiografica che implichi una nostra collocazione nello spazio (come per esempio, la  partecipazione a un matrimonio).

Qui il testo integrale (in italiano) del talk:

Quando parcheggiamo in un grande parcheggio, come ricordiamo dove abbiamo lasciato la macchina? Questo è il problema che ha Homer. E cercheremo di capire cosa succede nel suo cervello.

Cominciamo con l'ippocampo, evidenziato in giallo, che è l'organo della memoria. Se è compromesso, come nell'Alzheimer, non vi ricordate le cose, compreso dove avete parcheggiato la macchina. Prende il nome dal cavalluccio marino, che gli assomiglia. E come il resto del cervello, è fatto di neuroni.

Il cervello umano contiene circa 100 miliardi di neuroni. I neuroni comunicano tra di loro inviando piccoli impulsi o picchi di elettricità tramite le loro connessioni. L'ippocampo è formato da due strati di cellule, che sono densamente interconnesse. Gli scienziati hanno cominciato a capire come funziona la memoria spaziale analizzando i singoli neuroni nelle cavie mentre cercano cibo o esplorano l'ambiente.

Immagineremo di seguire le fasi di un singolo neurone nell'ippocampo di una cavia. Quando invia un piccolo impulso elettrico, un puntino rosso si accende e lampeggia. Quello che notiamo è che questo neurone sa quando la cavia è andata in un punto particolare di quell'ambiente. E lo segnala al resto del cervello inviando un piccolo impulso elettrico. Possiamo quindi mostrare la cadenza di invio di quel neurone come funzione della localizzazione dell'animale. E se consideriamo tanti neuroni diversi, vediamo che diversi neuroni si attivano quando l'animale va in punti diversi dell'ambiente, come nel riquadro che vedete qui. Insieme formano una mappa per il resto del cervello, dicendo continuamente al cervello: "Dove sono ora in questo ambiente?"

Le cellule di posizione sono registrate anche negli umani. Talvolta i pazienti epilettici hanno bisogno di un controllo dell'attività elettrica del cervello. Alcuni di quei pazienti hanno giocato a un videogioco dove devono guidare in una piccola città. Le cellule di posizione del loro ippocampo si attivano, cominciano ad inviare impulsi elettrici ogni volta che guidano in un particolare punto di quella città.



Allora, una cellula di posizione come sa dove sono la cavia o la persona nel loro ambiente? Queste due cellule mostrano che i confini dell'ambiente sono particolarmente importanti. A quella in alto piace attivarsi a metà strada tra i due muri della scatola in cui si trova la cavia. Quando allargate la scatola, il luogo di attivazione si espande. A quella in basso piace attivarsi ogni volta che un muro si avvicina a sud. E se mettete un altro muro nella scatola, la cellula si attiva in entrambi i punti ogni volta che c'è un muro a sud mentre l'animale esplora la scatola. Questo fa prevedere che rilevare le distanze e la direzione dei confini intorno a noi -- edifici circostanti e così via -- è particolarmente importante per l'ippocampo. Ed effettivamente, sulla base delle indicazioni all'ippocampo, si trovano cellule che proiettano dentro l'ippocampo, che rispondono esattamente al rilevamento di confini e bordi a particolari distanze e direzioni dalla cavia mentre questa esplora l'area.

Quindi la cellula sulla sinistra, vedete, si attiva ogni volta che l'animale si avvicina a un muro o a un confine a est. che sia il bordo di un muro di una scatola quadrata o un muro circolare di una scatola circolare o anche il bordo di un tavolo, che l'animale percorre. E la cellula qui sulla destra si attiva ogni volta che c'è un confine a sud, che sia lo spigolo del tavolo o un muro o anche uno spazio tra due tavoli che vengono allontanati. Ecco quindi un modo in cui pensiamo che le cellule determinino dov'è l'animale mentre esplora i dintorni.

Possiamo anche testare dove pensiamo siano gli oggetti, come questa bandierina, in ambienti semplici -- o naturalmente, dove si trova la vostra auto. Possiamo fare in modo che le persone esplorino l'ambiente e vedano il punto che devono ricordare. E poi, una volta rimesse nell'ambiente, generalmente sono abbastanza brave a identificare dove pensavano che fossero la bandierina o l'auto. Ma in alcuni esperimenti, si poteva cambiare la forma e la dimensione dell'ambiente come abbiamo fatto con le cellule di posizione.

In quel caso, vediamo come cambi il punto in cui pensavano che fosse la bandierina in funzione di come si cambiano la forma e la dimensione dell'ambiente. E quello che vedete, per esempio, se la bandierina era dove c'era la croce in una piccola area quadrata, e chiedete alle persone dov'era, dopo avere ingrandito l'area, il punto in cui pensavano che fosse la bandierina si allarga esattamente nello stesso modo in cui si sono allargate le cellule di posizione. È come se ricordaste dov'era la bandierina immagazzinando il percorso di attivazione di tutte le cellule di posizione in quella posizione, per poi tornare indietro a quella posizione muovendovi così da far coincidere l'attuale percorso di attivazione delle cellule di posizione con quel percorso memorizzato. E questo vi riporta a quel punto che volete ricordare.

Sappiamo anche dove siamo attraverso il movimento. Se imbocchiamo un percorso in uscita -- per esempio parcheggiamo e ci allontaniamo -- sappiamo grazie ai nostri movimenti, che possiamo integrare in questo percorso, pressapoco qual è la direzione giusta per tornare indietro. E le cellule di posizione prendono questi dati integrativi del percorso da un tipo di cellula detta cellula grid.

Le cellule grid, ancora una volta, si trovano tra le informazioni dell'ippocampo, e sono un po' come le cellule di posizione. Ma ora, mentre la cavia esplora i dintorni, ogni singola cellula si attiva in tutta una serie di punti diversi sparsi in tutto l'ambiente in una meravigliosa griglia triangolare regolare. Se raccogliete informazioni da diverse cellule grid -- che vedete qui in diversi colori -- ognuna ha uno schema di attivazione a griglia in tutto l'ambiente, e ogni schema di attivazione delle cellule grid si sposta leggermente relazionandosi con le altre cellule. Quindi quella rossa su questa griglia e la verde su questa e la blu su questa.

Tutte insieme: è come se la cavia potesse fare una griglia virtuale di luoghi di attivazione attraverso l'ambiente -- un po' come la latitudine e la longitudine di una mappa, ma utilizzando dei triangoli. E mentre si muove, l'attività elettrica può passare da una cellula a quella successiva per prendere nota di dove si trova, per poter usare i propri movimenti per sapere dov'è nell'ambiente.

Le persone hanno le cellule grid? Siccome questi schemi di attivazione a griglia hanno lo stesso asse di simmetria, lo stesso orientamento della griglia, mostrato qui in arancione, significa che l'attività di rete di tutte le cellule grid in una particolare zona del cervello dovrebbe cambiare a seconda che scorriamo lungo queste sei direzioni o scorriamo tra l'una e l'altra di queste sei direzioni. Possiamo fare una risonanza magnetica e far giocare le persone a un piccolo videogioco come quello che vi ho mostrato e cercare questo segnale. E naturalmente, si vede nella corteccia entorinale umana, che è la stessa parte del cervello in cui si trovano le cellule grid delle cavie.



Bene, torniamo a Homer. Probabilmente ricorda dov'era la macchina in termini di distanza e direzioni fino agli edifici e ai confini circostanti intorno al punto in cui ha parcheggiato. E questo viene rappresentato dall'attivazione di cellule per l'identificazione dei confini. Si ricorda anche il percorso che ha fatto nell'allontanarsi dalla macchina, rappresentato dall'attivazione delle cellule grid. Entrambi questi tipi di cellule fanno attivare le cellule di posizione. Egli può ritornare al posto dove ha parcheggiato muovendosi in modo da trovare dove l'attuale schema di attivazione delle cellule di posizione coincide maggiormente con lo schema memorizzato quando ha parcheggiato. E tutto questo lo guida verso quel punto a prescindere da riferimenti visivi o dal fatto che la sua auto sia effettivamente là. Magari gliel'hanno rimossa. Ma sa dov'era, quindi sa dove andare a riprenderla.

Quindi oltre alla memoria spaziale, se osserviamo questo schema di attivazione a griglia in tutto il cervello, lo vediamo in tanti diversi punti che sono sempre attivi mentre facciamo qualunque tipo di attività di memorizzazione autobiografica come ricordare l'ultima volta che siamo stati a un matrimonio, per esempio. Potrebbe essere che i meccanismi neurali per la rappresentazione dello spazio circostante vengano anche usati per generare rappresentazioni visive tanto da poter ricreare scenari spaziali degli eventi che ci sono capitati quando li vogliamo immaginare.

Quindi se succede questo, i vostri ricordi cominciano con l'attivazione delle cellule di posizione attraverso le dense interconnessioni e poi con la riattivazione delle cellule di confine per creare una struttura spaziale della scena intorno al vostro punto di vista. E le cellule grid possono spostare questo punto di vista nello spazio. Un altro tipo di cellule, le cellule di orientamento, che ancora non ho menzionato, si attivano come una bussola a seconda della direzione verso cui siete orientati. Riescono a definire la direzione della vista da cui volete generare un'immagine per le vostre immagini visive, potete immaginare, per esempio, cos'è successo quand'eravate al matrimonio.

Questo è solo un esempio di una nuova era della neuroscienza cognitiva dove cominciamo a capire i processi psicologici come il ricordare o immaginare o perfino pensare alle azioni dei miliardi di singoli neuroni che formano il vostro cervello.




Fonte:http://www.focus.it/comportamento/psicologia/come-il-cervello-ci-dice-dove-siamo

mercoledì 7 gennaio 2015

10 cose che (forse) non sai sulla mente e sul comportamento umano

Amiamo le certezze, gli schemi ricorrenti e spesso crediamo di poter controllare tutto. Ma non è così.

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mente
Il ricercatore americano David DiSalvo ha raccolto nel libro Cosa rende il tuo cervello felice e perché devi fare il contrario (Bollati Boringhieri) decine di studi e ricerche che spiegano il nostro comportamento. La sua teoria è semplice: il nostro cervello ama la stabilità, la coerenza e la chiarezza. Peccato che tutto ciò sia nemico dell'evoluzione umana, in quanto ci impedisce di esplorare nuove possibilità e ci condanna a perpetrare comportamenti autodistruttivi. «Tutti noi ci affidiamo in continuazione a copioni e stereotipi, sfruttandoli come efficaci scorciatoie per risparmiare tempo ed energie mentali», scrive DiSalvo. «Scorciatoie che possono alterare la nostra capacità di giudizio.»

Perché ci innamoriamo di chi ci respinge? Perché tendiamo a procrastinare, prolungando così il nostro disagio con ansia e trepidazione? Perché crediamo di avere sempre il controllo della situazione? DiSalvo lo spiega facendo ricorso a una vasta letteratura scientifica, fatta di studi universitari (perlopiù americani). Fino a offrire 50 "soluzioni cognitive" ai nostri problemi. E anche se molti studi sono stati condotti su una scala troppo piccola per essere ritenuti definitivi, i risultati sono comunque interessanti. Eccone alcuni.

1. Certezze
Il nostro cervello ama la stabilità. L'incertezza costituisce una minaccia: man mano che aumenta, si attiva l'amigdala (risposta alla minaccia) e diminuisce l'attività dello striato ventrale (risposta di ricompensa). Per il cervello è una condizione di malessere. 

2. Chiusura cognitiva
La ricerca di certezze può portarci a diventare intransigenti, ad assumere una posizione e a tenerla anche se arrivano prove che confutano le nostre credenze. Gli psicologi la definiscono "chiusura cognitiva": ma secondo uno studio di un team di psicologi tedeschi e italiani, gli individui meno sensibili al bisogno di chiusura cognitiva riescono a risolvere i problemi meglio della loro controparte. 


3. Schemi
La mente ama gli schemi ricorrenti (esempio: lo schema dell'estate a base di mare, caldo, vacanze). E quando a uno schema manca un elemento, tendiamo a mettercelo noi, come spesso accade nelle illusioni ottiche.

4. Controllo o illusione?
Abbiamo anche la tendenza a credere di aver il controllo su tutta una serie di cose che in realtà ci sfuggono, come per esempio l'uscita di numeri favorevoli al casinò o alla lotteria, fino a credere di avere una strategia efficace che ci farà vincere. Per gli psicologi non è che illusione del controllo.

5. Occasioni
Il cervello si è evoluto prendendo decisioni nel mondo reale, cercando di prevedere minacce e ricompense immediate. Risultato: abbiamo una certa difficoltà a vederci proiettati nel futuro. Quando questo aspetto si somma al desiderio di una ricompensa immediata non è sempre un bene: possiamo cadere nelle trappole dei venditori che ci propongono occasioni "da prendere al volo". 

6. La testa tra le nuvole
Il mind wandering, ovvero trascorrere le ore di veglia con la testa tra le nuvole, secondo DiSalvo riguarderebbe il 30/50% di noi. Ma il cervello è in grado di assimilare informazioni anche in modalità automatica, e persino di risolvere problemi. Si tratta di una importante funzione adattativa (che però non va assecondata troppo). 

7. Identità
Abbiamo a disposizione delle identità secondarie, distinte da quella che occupa la maggior parte delle ore di veglia. Questo spiega per esempio il successo dei giochi di simulazione (online e offline).

8. Surrogati
Alcune ricerche condotte dall'Università di Buffalo, negli Usa, hanno analizzato l'ipotesi secondo la quale spesso usiamo le tecnologie (tv, internet ecc.) per provare un sentimento di appartenenza che la vita reale non riesce sempre a soddisfare. Una sorta di "vaccino digitale". Dai risultati di un esperimento, gli studiosi di Buffalo hanno compreso che un programma televisivo di nostro gradimento può funzionare persino come protezione dal crollo dell'autostima e dal sentimento di abbandono che seguono la fine di una relazione. 


9. Bisogni emotivi
Secondo lo psicologo John Cacioppo, la solitudine non dipende dal numero di persone che abbiamo intorno, ma dall'incapacità di ottenere dagli altri ciò di cui abbiamo bisogno emotivamente. Ecco perché ricorriamo a personaggi virtuali per l'appagamento dei nostri bisogni. E più ci affidiamo a loro, più il nostro cervello li ritiene "rilevanti", sebbene non siano reali (o non abbiamo con loro rapporti nella realtà). «Siamo animali guidati dal bisogno e cerchiamo la via meno ardua per ottenere ciò che ci serve», scrive DiSalvo, «in qualunque forma ci si presenti, e l'immersione nella dimensione digitale ci fornisce la via più agevole che (droghe a parte) sia mai stata inventata.»

10. Chi disprezza...
Uno studio pubblicato nel 2012 sulla rivista Psychological Science ha dimostrato che se il desiderio di qualcosa (o qualcuno) viene frustrato, inizieremo a provare emozioni negative verso di esso. Il che non significa un rifiuto: piuttosto cercheremo di ottenere la cosa (o la persona) desiderata anche se non ci interessa più. Secondo DiSalvo «è un’esperienza che tutti conosciamo bene: se desideriamo una cosa ma non riusciamo a ottenerla, allora la vogliamo». 

Fonte:http://www.focus.it/hi-tech/10-cose-che-forse-non-sai-sulla-mente-e-sul-comportamento-umano

martedì 6 gennaio 2015

Super cibi per la mente

"Super cibi per la mente": Neal D. Barnard e il menù vegetariano che fa bene al cervello

VEGETARIANO

Alzheimer, demenza, disturbi cognitivi. Invecchiare può riservare amare sorprese al nostro cervello, che improvvisamente perde colpi e dimentica volti, nomi, eventi fondamentali. Questo può accadere anche alle persone giovani a causa di una alimentazione scorretta. Esistono infatti cibi che danneggiano i percorsi neuronali e cibi che invece aiutano la mente a rimanere in forma.
Neal D. Barnard, docente alla George Washington University of Medicine, è un esperto statunitense di medicina preventiva che negli anni ha maturato prove scientifiche sull'importanza del mangiare bene per prevenire l'invecchiamento precoce del cervello. “Super cibi per la mente” (Sonda edizioni, 18 euro, a cura di Luciana Baroni) spiega che la dieta migliore per le nostre sinapsi è la scelta vegetariana: i grassi animali, infatti, vanno a braccetto con i metalli pesanti come rame, ferro e zinco che per i ricercatori potrebbero essere la causa dell'inceppamento della memoria. Un alimentazione accorta può non soltanto prevenire la demenza ma anche aiutare a sbarazzarci dei farmaci per il colesterolo e la pressione alta.

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Super cibi per la mente di Neal D. Barnard, Macrlibrarsi

Per il suo impegno a favore di una dieta vegetariana – ormai entrata nelle abitudini di quasi 4 milioni di italiani - il prossimo 5 ottobre al palazzo Marino di Milano Barnardriceverà il premio animalista “Empty Cages”, nell'ambito della Settimana Internazionale Vegetariana che comprende il 4 ottobre la Notte Veg: cento ristoranti italiani proporranno una cena vegana.
I metalli: attenzione all'integratore multivitaminico
I ricercatori hanno scoperto che nelle persone affette da Alzheimer si formano dei grovigli, simili a placche, nel tessuto cerebrale. Tali filamenti contengono la proteina beta-amiloide e metalli come ferro, rame e zinco. I metalli sono preziosi per l'organismo ma se presenti in grosse quantità possono danneggiare i neuroni: per esempio se assumiamo troppo rame potremo avere problemi di memoria e una mente meno elastica. Spesso mangiamo ferro, rame e zinco ingoiando integratori vitaminici senza averne davvero la necessità. E alcune pentole in ghisa potrebbero rilasciare troppo ferro nei cibi che cuciniamo. Ma è soprattutto la carne la responsabile dell'eccesso di metalli pesanti nel nostro corpo. Secondo Barnard è molto meglio consumare legumi e proteine vegetali: contengono ferro che il corpo assimila soltanto se ne ha bisogno. E per avere una giusta quantità di rame e zinco basta introdurre nella dieta frutta secca, cereali integrali, funghi, arachidi, semi di sesamo.


Scegli il deodorante giusto...
Gli esseri umani non necessitano di alluminio. Eppure questo metallo si annida nel cervello dei malati di Alzheimer, sebbene non sia stato ancora stabilito il nesso tra alluminio e processo degenerativo. Da dove viene? Spesso dall'acqua che beviamo: nei processi depurativi le centrali utilizzano proprio l'alluminio per eliminare le particelle in sospensione. Ma anche dagli emulsionanti e dai conservanti utilizzati dall'industria alimentare. Pesce e crostacei poi, sono miniere di alluminio inutile. L'atteggiamento migliore, senza cadere nell'ansia, è quello di consumare cibi semplici evitando gli alimenti confezionati, il lievito industriale, il sale in bustine (contiene un anti-agglomerante a base di alluminio), alcuni sottaceti e, sorprendentemente, gli antitraspiranti per il sudore: a differenza dei normali deodoranti, è ricco di alluminio.
Mangia come gli abitanti delle “zone blu”
Si chiamano Blue Zones e sono territori dove gli abitanti campano molto più a lungo della media. Le Blue Zones sono Okinawa, la Sardegna, Loma Linda, l'isola greca Icaria e la penisola Nicoya in Costarica. Nei piatti di queste zone raramente entrano alimenti di origine animale. Vengono privilegiati invece cereali e verdure. Secondo studi ormai consolidati, i consumatori di carne hanno un terzo di probabilità in più di sviluppare l'Alzheimer.
Quello snack pieno di grassi trans
Il rame è specialmente pericoloso se viene legato ai grassi saturi e agli oli parzialmente idrogenati. I grassi saturi sono presenti soprattutto nei latticini (burro, formaggi, latte) ma anche nelle parti grasse della carne: lardo, prosciutto. L'industria alimentare poi è ricca di grassi trans, particolarmente nocivi: sono i grassi sottoposti a idrogenazione per poi finire in snack, pasticcini e patatine. Basta dare un'occhiata all'etichetta e stare alla larga dagli ingredienti poco salutari.
Colesterolo nemico del cervello
Un alto livello di colesterolo è dannoso per il cuore ma anche per il cervello poiché stimola la produzione di beta-amiloide e conduce a una maggiore probabilità di sviluppare l'Alzheimer. Secondo uno studio, il livello quotidiano nocivo di grassi saturi è 25 grammi. Per stare bene occorre scegliere cibi che contengono i cosiddetti “grassi buoni” come omega-3 e omega-6 contenuti prevalentemente nei broccoli, nei semi di lino, nelle noci. Anche il pesce è ricco di omega-3 ma comporta un maggiore accumulo di grassi e metalli nocivi.



Spinaci e insalata per migliorare l'udito
Le vitamine che proteggono i neuroni dai radicali liberi sono quattro: la vitamina E,l'acido folico, la vitamina B6 B12. La vitamina E si trova in grandi quantità nei semi, mandorle, nocciole, pinoli, avocado, mango, spinaci, broccoli. Basterebbero anche solo 30 grammi di frutta secca al giorno per avere il 25% di probabilità in meno di sviluppare l'Alzheimer e le demenze. L'acido folico migliora anche l'udito e si trova in tutte le verdure a foglia, ma anche nel melone. La vitamina B6: cereali integrali, banane, patate dolci e frutta secca. La vitamina B12, normalmente contenuta nei prodotti di origine animale, si trova in integratori specifici obbligatori per coloro che scelgono un'alimentazione vegetariana.
Il caffé e il vino sono amici del cervello
Nel 2010 uno studio ha scoperto che gli amanti della caffeina riducono di moltissimo il rischio di sviluppare l'Alzheimer. Esiste però l'altro lato della medaglia: bere molto caffé non favorisce il sonno, e il poco riposo danneggia le connessioni neuronali. Analogamente un consumo moderato di vino protegge non soltanto il cuore ma anche il cervello. L'importante è la moderazione.
La ginnastica che aiuta l'intelligenza
Uno studio della Columbia University ha sottoposto dei volontari a sessioni di ginnastica seguite da test cognitivi. Il risultato: fare sport contribuiva a migliorare i risultati. Ciò accade perché la ginnastica aerobica aumenta la quantità di Brain-Derived Neurotrophic Factor (BDNF) nelle cellule cerebrali, e questa sostanza aiuta a esorcizzare l'invecchiamento cerebrale.
Un piatto di pasta e sonno alle 22
Il sonno aiuta la memoria, consente al cervello di fissare i ricordi e le informazioni, ma soprattutto interrompe la produzione di amiloide, sostanza che può causare danni alla memoria se viene accumulata durante lunghe ore di veglia. Per favorire il sonno è meglio evitare di bere alcol poco prima di coricarsi, ma soprattutto è meglio cenare con carboidrati (pasta, riso, pane). Le proteine infatti contengono aminoacidi che inibiscono la serotonina. Secondo il dottor Barnard, l'orario migliore per addormentarsi è le 22.
fonte:http://www.huffingtonpost.it/2013/09/29/alzheimer-dieta-vegetariana_n_4013008.html


lunedì 5 gennaio 2015

Mantenere una bella stella di Natale di anno in anno



Il nome botanico è Euphorbia pulcherrima; viene anche chiamata Poinsettia, in quanto al momento della sua prima catalogazione botanica non si pensava fosse una euphorbia, e quindi le venne dato il nome del primo governatore americano del Messico. Solo successivamente, ulteriori studi, fecero capire che questa pianta appartiene alla grande famiglia delle euphorbiacee, che comprende piante succulente simili a cactus, arbusti, piccoli alberi e piante erbacee. In natura questa pianta è originaria del Messico, anche se ai nostri giorni si è naturalizzata anche in molte zone dell’Asia; siamo abituati a vedere piccole piante di stella di Natale, ma in natura si sviluppano come grandi arbusti, o piccoli alberi, arrivando a superare i tre metri di altezza; in vaso in genere è difficile trovare delle poinsettie più alte di un metro.
Hanno sottili fusti semi legnosi, di colore verde brillante, molto ramificati; il fogliame è scuro, di forma particolare, ricorda un poco quello dell’agrifoglio, pur avendo lamine fogliari più sottili e delicate; all’apice dei fusti si sviluppano in inverno grandi infiorescenze, che siamo abituati a considerare singoli fiori. In realtà i veri fiori della stella di Natale sono simili a quelli di tutt ele euphorbie: sono detti ciazi e hanno dimensioni piccole, sono praticamente privi di petali e sono di colore verde o giallo.
Quelli che consideriamo i grandi petali della poinsettia sono in realtà brattee, che sottendono le infiorescenze; ciò significa che non sono petali, ma foglie trasformate. La specie botanica ha brattee di colore rosso acceso, lisce e ampie; nel corso dei decenni però il successo in coltivazione di questa pianta ha dato il via alle ibridazioni; così oggi possiamo avere poinsettie con brattee rosa, fucsia, gialle, bianche, striate, variegate, doppie, arricciate, arrotolate. Si tratta però sempre della stessa pianta e della stessa specie, e quindi tutte le stelle di Natale vanno coltivate nello stesso modo.



Famiglia e genere  Euphorbiaceae, Euphorbia pulcherrrima
Tipo di pianta In natura arbusto di quasi 3 metri, in vaso massimo 1 metro
Esposizione Luogo luminoso ma senza luce solare diretta
Rustico Pianta delicata, poco rustica
Terreno Terriccio universale leggero e drenante
Colori rosse, gialle, rosa, bianche
Irrigazione Evitare ristagni idrici
Fioritura con giornate molto brevi, > 12 ore di buio a notte
Propagazione Talea

Coltivare la stella di Natale

Stella di Natale
In natura queste piante vivono in luoghi collinari o montuosi, caratterizzati da un clima privo di forti sbalzi di temperatura e con minime notturne abbastanza alte; non sopportano temperature inferiori ai 12-15°C, che possono causare la repentina e totale perdita di tutto il fogliame. In Italia quindi si coltivano in appartamento, o in n vano scale poco riscaldato.
Durante l’inverno mostrano gradire temperature notturne abbastanza basse, quindi se possibile teniamo la nostra stella di Natale in una stanza della casa non eccessivamente riscaldata e tassativamente lontane da fonti di calore diretto, quali termosifoni o caminetti; allo stesso modo, evitiamo gli sbalzi di temperatura verso il basso, e quindi evitiamo la vicinanza a porte o finestre, ad cui possano entrare folate di aria fredda. Una volta trovato un angolo abbastanza luminoso e fresco, evitiamo di spostare la pianta, se non girandola periodicamente, in modo che possa godere della stessa luminosità da tutti i lati. Il terreno in cui coltivare l’euphorbia sarà un buon terriccio universale, alleggerito con poca sabbia, per evitare i ristagni idrici, che potrebbero favorire lo sviluppo di malattie fungine.
Per tutto l’arco dell’anno annaffiamo solo quando il terreno è ben asciutto, questo può significare anche ogni giorno in giugno o luglio, e solo una volta a settimana in inverno; evitiamo di lasciare a lungo la pianta completamente asciutta, ma anche di mantenere spesso il terreno inzuppato di acqua; per aumentare l’umidità ambientale teniamo il vaso in un sottovaso pieno di argilla espansa, sempre immersa nell’acqua, in modo che l’evaporazione lavori per noi.
Se casa nostra è molto asciutta e amiamo le piante da appartamento, sarebbe opportuno tenere le piante vicine e a fianco un umidificatore a freddo, che immetta costantemente acqua nell’aria. Le foglie di stella di Natale non temono di venire bagnate dalle annaffiature, ma se viviamo in una zona con acqua molto calcarea, rischiamo di macchiarle, è quindi opportuno bagnare solo il terreno. Per tutto l’arco dell’anno somministriamo un fertilizzante, ogni quindici giorni, sospendendo la somministrazione nel periodo della fioritura.

Mantenere una bella stella di Natale di anno in anno

Stella di Natale
Tipicamente nel periodo natalizio i vivai sono pieni di stelle di Natale di vari colori, ottenute di solito per talea da piante madri. Ne acquistiamo una, la portiamo in casa, cerchiamo di farla sopravvivere almeno per il periodo di festività, e non appena si affloscia o perde le foglie, la lasciamo seccare, del resto l’anno successivo ne acquisteremo un’altra. Non deve necessariamente accadere sempre in questo modo: è possibile coltivare una poinsettia in vaso per molti anni, ottenendo ogni anno, in inverno, le tipiche brattee colorate.
Prima di tutto, cerchiamo di coltivare la nostra poinsettia nel modo migliore, annaffiando con regolarità, fornendo fertilizzante di buona qualità e rinvasando ogni due o tre anni, ovvero quando le radici cominciano ad uscire dai fori di scolo del vaso. Oltre a questo cerchiamo di trovare una posizione ideale per la nostra pianta; in estate la stella di Natale può stare sul terrazzo, in luogo semiombreggiato; all’arrivo dell’autunno andrà spostata in una stanza poco riscaldata o sul pianerottolo delle scale, possibilmente in luogo luminoso, ma non vicino a finestre o con luce solare diretta.
A questo punto, se desideriamo che le brattee colorate si presentino, dovremo considerare che queste piante fioriscono solo quando le giornate sono molto brevi; a tale scopo, è necessario fare in modo che la pianta riceva più di 12 ore di buio ogni giorno, considerando anche la luce artificiale. Per questo motivo, è necessario coprire le piante in casa, con ella carta scura, dalle 16 fino alle 8 del giorno dopo (più o meno).
In genere è sufficiente effettuare tale operazione per circa una settimana per favorire lo sviluppo dei fiori; a questo punto, sospendiamo le concimazioni e lasciamo la pianta senza copertura. Godiamoci a questo punto le grandi infiorescenze; in primavera cimeremo tutti i rami, in modo da favorire uno sviluppo più compatto della pianta. Nelle zone d'italia con clima invernale molto calo, le poinsettie potrebbero vivere anche in giardino, anche se generalmente anche un breve periodo di freddo intenso può rovinare molto le piante, o anche distruggere tutti i rami; piante rovinate dal freddo si riprendono germogliando in primavera, ma di solito è difficile vedere poinsettie in un giardino siciliano, anche a causa di questo problema.

Propagare la stella di Natale

Stella di Natale
Le stelle di Natale difficilmente producono semi, e soprattutto difficilmente sono fertili, e anche se lo fossero difficilmente produrranno piante identiche alla pianta che li ha prodotti, trattandosi sempre di ibridi. Per questo motivo le stelle di Natale si propagano per talea. Queste piante tendono a radicare abbastanza facilmente, sia per talea semi legnosa, sia per talea legnosa; per questo motivo è possibile preparare delle talee anche utilizzando dei rami già ben sviluppati, dando origine rapidamente ad una nuova pianta già cresciuta.
Più spesso comunque si utilizzano piccole talee, in modo da poterle cimare per dare origine a piante più compatte e dense, a forma di coppa. Le talee di stella di Natale si preparano in primavera, o anche in tarda estate; si prelevano gli apici dei rami privi di fiori, si staccano le foglie nella parte bassa e si tagliano a metà quelle nella parte superiore, e quindi si prepara la talea per la radicazione. Anche le stelle di Natale, come tutte le euphorbie, contengono nei loro tessuti grandi quantità di lattice bianco, che impedisce la rapida cicatrizzazione dei tagli.
Per questo motivo è fondamentale prima di tutto prelevare le talee con un coltello molto affilato, in modo da evitare di produrre tagli sfilacciati, che resterebbero aperti a lungo. Oltre a questo, è importante fare in modo che dalla talea non esca più lattice prima di porla nel terreno per la radicazione. Si ovvia a questo problema facendo radicare la talea in acqua, oppure ponendola brevemente in acqua tiepida (cosa che ferma la fuoriuscita del lattice), quindi nell’ormone radicante, e poi nel terreno. Le talee si producono con gli apici dei rami, o anche con porzioni di ramo, in modo da poter favorire lo sviluppo di nuovi germogli anche nella parte alta della nuova pianta.


Le piante natalizie

Stella di Natale
La gran parte delle piante che vengono utilizzate durante il periodo natalizio sono simboli, più o meno chiari, delle feste che andremo a celebrare. Tipicamente molte piante son sempreverdi, a richiamare la gioia della vita, anche durante l’inverno; molte piante utilizzate nel periodo natalizio hanno fiori o bacche rosse, questo per richiamare Gesù Cristo, a cui viene attribuito, nell’iconografia classica, un mantello rosso fuoco, e quindi il colore rosso, tipico del Natale.
Gli abeti venivano anche anticamente utilizzati per celebrare le festività di fine anno, in quanto alberi cosmici, in quanto tramiti tra l’uomo e la divinità, che risiede nell’alto dei cieli, dove giungono le cime degli alberi più alti. L’agrifoglio veniva già utilizzato dagli antichi romani, per tenere lontano da casa il male; il pungitopo, utilizzato come l’agrifoglio, anche nelle feste del solstizio d’inverno.
Il vischio, pianta sacra per le antiche popolazioni celtiche, diviene sacra anche nelle leggende legate a Cristo. Assieme a tutte queste piante, la poinsettia diviene pianta natalizia solo in tempi più recenti, assieme alla leggenda dei piccoli pastorelli, che non potendo donare nulla a Gesù in chiesa per la notte di Natale, portarono un ramo preso da una pianta trovata per strada, una poinsettia rossa appunto.

Parassiti e malattie

Stella di Natale
I problemi più tipici dell’euphorbia pulcherrima sono legati all’umidità ambientale ed alle annaffiature. Una pianta che tende ad afflosciarsi ed a perdere di turgore, di solito necessita di annaffiature più frequenti; Un terreno asfittico, sempre bagnato, causa maculature scure sul fogliame, che tende a divenire floscio. I margini delle foglie che si raggrinziscono spesso sono sintomo di scarsa umidità ambientale. Una sottile polvere grigia tra le foglie o alla base dei fusti è invece chiaro sintomo di un attacco di botrite, una pericolosa muffa, che tende a svilupparsi molto rapidamente. Di solito, corrette cure colturali tendono a mantenere una stella di Natale sempre sana e rigogliosa. Se la nostra pianta perde le foglie, e tende a soffrire molto, proviamo a potarla drasticamente, in modo da favorire lo sviluppo di foglie nuove e sane.

Cosa non fare con una Stella di Natale

La stella di natale è una pianta di origini tropicali abituata a condizioni climatiche ben differenti da quelle che si trovano nella nostra penisola durante il periodo natalizio. In natura questa pianta non resisterebbe sicuramente alle nostre latitudini ma anche in appartamento ci sono degli accorgimenti da tenere se vogliamo che questa pianta non soffra. Alcune situazioni infatti possono danneggiare in maniera rapida ed irreversibile la pianta, che in pochi giorni potrebbe passare da uno stato di buona salute ad un deperimento intenso e generalizzato.
Fra i comportamenti sbagliati che danneggiano in maniera più forte la stella di Natale c'è sicuramente il mettere questa pianta in un luogo sbagliato. Ci sono 2 fattori che possono rovinare la nostra stella di natale e non farle passare a volte nemmeno il periodo delle festività in buono stato: la luce ed il freddo. La luce deve essere continua ma sopratutto le ore di buio devono essere continue e non devono mai essere interrotte se non si vuole creare disturbo alla pianta.
Questo significa che dovremo mettere la stella di Natale in una stanza dove di notte nessuno accende la luce anche solo per qualche minuto perchè quest'interruzione del buio potrebbe a lungo andare rovinare la pianta. Tuttavia un fattore ancora più dannoso per le stelle di natale coltivate nei nostri appartamenti è senza dubbio il freddo, ed in particolare le correnti d'aria improvvise che possono arrecare dei seri danni alle piante.
La poinsettia infatti non tollera sbalzi di temperatura improvvisi e quando apriamo le finestre di casa per fare le pulizie o per far cambiar aria dovremo stare molto attenti al fatto che la pianta non sia eccessivamente esposta alle correnti d'aria. Anche un colpo di freddo breve può causare dei seri danni alla pianta, a partire da un ingiallimento ed una conseguente rapida defogliazione.


domenica 4 gennaio 2015

Alimenti per la memoria


Alimenti per la memoria

Sembra impossibile ma esistono "alimenti per la memoria", se è vero, come ci insegnano i nostri antenati latini, che la mente sana si trova in un corpo sano, è pure vero che per mantenere una mente sana, oltre all’attività fisica, serve sopratutto un’alimentazione salutare. Una recente ricerca, suggerisce che una alimentazione corretta e un apporto calorico adeguato aiutano a mantenere integre le funzioni cognitive e a migliorare la memoria.

Cosa è la memoria

La memoria è la capacità di mantenere informazioni, immagini, suoni, odori, gusti, durante il tempo ed è una capacità del nostro cervello. Simbolicamente parlando invece, la memoria rappresenta la storia, dunque perderla significherebbe perdere la propria identità e le proprie radici. E’ molto importante perciò assumere alimenti che ci permettono di mantenere una memoria sana e un cervello giovane.

Come è formato il cervello

Il cervello è formato da neuroni, che contengono i neurotrasmettitori, derivate dagli aminoacidi e quindi dalle proteine. Pur se esso pesa meno di un chilo e mezzo, è pienissimo di neuroni, infatti essi sono circa ventotto miliardi, si formano nell’embrione e non vengono più rigenerati quando qualcuno di esso muore, dunque dobbiamo avere cura di mantenerli sani e non farli morire prematuramente attraverso cattive abitudini. Molto importante è una zona del cervello in particolare, l'ippocampo, che si trova nel sistema limbico, ed è  deputato alle emozioni e alle funzioni primarie, influendo sull’apprendimento e sulla memoria.



Come funziona il cervello

Il cervello è la nostra centrale operativa, invia, riceve e interpreta i messaggi, il tutto tramite una miriade di molecole, i neurotrasmettitori, queste molecole vengono captate e recepite da antenne presenti sulle cellule (i recettori). I segnali (ovvero i messaggi) si propagano da neurotrasmettitore a neurotrasmettitore grazie a una complicata reazione elettrochimica. Per fare tutto ciò, il cervello “mangia” molto infatti consuma ben il 20% delle calorie ingerite ogni giorno.

Quali alimenti mangiare per rinforzare la memoria?

Gli alimenti che contribuiscono al miglioramento della nostra memoria e il nostro cervello
sono i seguenti:
  1. Gli omega 3 e gli acidi grassi (dunque pesci come il salmone, lo sgombro e il pesce azzurro). Essi servono per il buon funzionamento del cervello e aiutano nella formazione della struttura delle cellule. Servono per mantenere le membrane flessibili e influenzano le capacità cognitive in genere. Inoltre, se assunti durante la gravidanza addirittura migliorano l’intelligenza del feto
  2. Gli alimenti integrali come, la crusca il pane, i cereali, l’orzo e le germe di grano. Contengono la tiamina, utile per migliorare la memoria e aiutano il cervello nelle sue funzioni. Servono  anche per prevenire l’emicrania e il mal di testa
  3. Le vitamine del gruppo B come la B6, la B12 e l’acido folico (B9), (dunque , il pesce, il latte, i formaggi, le lenticchie, i tuorli d’uovo, gli asparagi e le arance) che rilasciano sostanze utili per la trasmissione di informazioni
  4. La vitamina C (dunque i broccoli, il pomodoro, i frutti di bosco e gli agrumi) aiuta a proteggere dalla formazione di radicali liberi
  5. Gli zuccheri, consumati durante la giornata, aiutano a non avere cali di concentrazione e non avere “ la nebbia” nel cervello
  6. Gli arachidi forniscono la colina, un’altra importante sostanza nutritiva ottimale per la funzione cerebrale. La colina aiuta sia la memoria che lo sviluppo cerebrale
  7. Gli alimenti contenenti lo zinco come il pesce, la frutta secca, i semi di zucca e la carne rossa. Lo zinco svolge un ruolo fondamentale nel migliorare la memoria e le competenze di pensiero
  8. La vitamina E (dunque le noci, le nocciole e l’olio di semi di girasole) aiuta a proteggere le cellule celebrali dai danni dei radicali liberi
  9. Le proteine (dunque la carne, i legumi, il latte, i formaggi, la soia e attivano i neurotrasmettitori associati con la memoria le uova) aiutano a stabilizzare il livello di zuccheri contenuti nel sangue
  10. La vitamina D (dunque il latte, lo yogurt, alcuni cereali e il pesce) previene l’invecchiamento del cervello
  11. Le verdure come i cavoletti di Bruxelles, i broccoli e gli spinaci prevengono malattie dovute all’età, migliorano le abilità nel parlare e l’attenzione
  12. I grassi come l’olio di oliva, i semi di girasole e i semi di lino, aiutano a mantenere l’elasticità nelle cellule nervose e facilitano le connessioni tra neuroni
  13. I fagioli migliorano, tramite l’inositolo, l’umore, riducono i sintomi di depressione. Inoltre servono per la sintetizzare la colina, una sostanza organica molto importante per il cervello
  14. Il tofu contiene grassi che fanno bene al cervello e al sistema nervoso
  15. La vitamina A, o betacarotene, (dunque le carote, le albicocche, l’olio, il fegato di merluzzo e gli alimenti di colorazione giallo-arancione) aumenta la memoria
  16. Gli integratori come la fosfatidilserina contenuta pure nelle membrane degli animali che aumenta l’attività metabolica del cervello, migliora la memoria e l’apprendimento
  17. Gli alimenti contenenti antiossidanti come la frutta (in particolar modo le prugne), la verdura colorata, le bacche come i mirtilli, le fragole, i lamponi e le more, i peperoni rossi e le arance, utili a preservare la funzionalità cerebrale e a migliorare la struttura dei vasi sanguigni. Aiutano inoltre il coordinamento, la memoria, l’equilibrio e nutrono il cervello
  18. Il tuorlo dell’uovo contenente la colina, necessaria alle membrane cellulari e alla trasmissione degli impulsi nervosi. La colina è indispensabile anche per lo sviluppo cerebrale del feto e del bambino
  19. Le bevande come il the verde, i decotti e il ginseng, contengono gli antiossidanti e aiutano a mantenere giovane il cervello
  20. Le noci, somiglianti proprio al cervello e denominate proprio “cibo per il cervello”. Esse, oltre alla vitamina E, contengono la serotonina che è un’importante sostanza chimica del cervello che controlla sia il nostro umore e che il nostro appetito
  21. I fiori di Bach utili per trattare emozioni che si trovano alla base della scarsa lucidità mentale e della riduzione della memoria
  22. Gli estratti dalla pianta ginko biloba che migliorano la circolazione di sangue nel cervello, la concentrazione e la memoria
  23. I tuberi come le patate e le barbabietole, sono un ottimo nutriente per il cervello
  24. Le spezie come la curcuma che aiutano a rigenerare le cellule del cervello
  25. Le bacche come i lamponi, le more e le fragole che posseggono composti che agiscono sui sistemi chiave del cervello per attivare altre proteine in grado di aiutare la memoria o altre capacità cognitive e aiutano a proteggere il cervello dallo stressossidativo
  26. I carboidrati (dunque il pane, la pasta e le patate) aiutano a mantenere integra la memoria



Considerazioni finali sugli alimenti per la memoria:

Inoltre questi alimenti, oltre a ciò che è elencato, in generale migliorano l’apprendimento verbale, aiutano a prevenire le malattie del cervello e il morbo d’Alzheimer, migliorano le capacità del cervello, inibiscono l’acetilcolinesterasi, un’enzima che danneggia l’acetilcolina, neurotrasmettitore implicato nella memoria,  fluidificano la comunicazione tra i neuroni e aiutano a incrementare la potenza del cervello. Bisogna evitare alimenti contenentifenilalanina come l’aspartame e le mandorle, poiché elevate concentrazioni di essa nel cervello possono provocare ritardo mentale, ritardo nell'accrescimento e morte precoce, evitare i cibi pesanti che provocano sonnolenza e limitare la caffeina che riduce la capacità di concentrarsi.
Ovviamente è utile anche tenere in allenamento la mente con giochi come gli scacchi e il sodoku, imparare delle poesie a memoria, bere sempre molta acqua, dormire almeno le ore necessarie, imparare sempre cose nuove ed essere ben organizzati. Allora, ricordate tutto quello che dovete fare e ciò che dovete inserire nel carrello?



fonte:http://www.inerboristeria.com/quali-alimenti/alimenti-per-la-memoria.html

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